Mancanza di appetito da ansia, depressione o anoressia nervosa
Cause psicologiche di inappetenza e dimagrimento.
La mancanza di appetito è un sintomo caratteristico di vari disturbi psichici: può presentarsi in seguito ad attacchi di panico (con ansia somatizzata allo stomaco), nella Depressione Maggiore o nell’anoressia nervosa.
Quali possono essere le cause psicologiche dell’inappetenza e del dimagrimento?
Durante un attacco di panico se si percepisce ansia allo stomaco è molto difficile mangiare regolarmente proprio a causa della manifestazione successiva di nausea che può condurre ad episodi di vomito. Il mancato introito di cibo causato dall’ansia diventa molto pericoloso in alcune condizioni: come ad esempio la gravidanza. Le donne che presentano un’inadeguata assunzione di sostanze nutritive hanno maggiori probabilità di sviluppare una gravidanza a rischio.
Secondo uno studio effettuato in Brasile la prevalenza di disturbi alimentari in donne in gravidanza sarebbe del 7,6%, associata a sintomi d’ansia e depressione. Data l’importanza della corretta alimentazione durante la gravidanza, al fine di preservare la salute materna e lo sviluppo fetale, sembrerebbe necessario disporre di specifici protocolli di valutazione predeterminati, attuati dagli operatori sanitari, per la diagnosi di disturbi alimentari durante la gestazione (Santos et al., 2017).
La perdita di appetito ed il dimagrimento possono essere anche sintomi di depressione. La Depressione Maggiore può manifestarsi sia con inappetenza sia attraverso altri disordini alimentari quali episodi di iperfagia, aumento di peso ed obesità.
La riduzione dell’appetito ed i sintomi depressivi sono problemi psicologici tipici dei pazienti con insufficienza cardiaca. La presenza di depressione e cardiopatia può causare una compromissione dello stato di salute. Un appetito soddisfacente è associato ad un miglior stato di salute fisica ed all’assenza di sintomi depressivi. L’appetito ridotto, invece, sembrerebbe un importante segnale di un cattivo stato di salute. Per migliorare lo stato di salute i professionisti della salute dovrebbero dare maggiore attenzione all’appetito dei loro pazienti monitorando la presenza di sintomi depressivi (Andrease et al., 2017).
Nell’anoressia nervosa il digiuno viene intervallato da abbuffate e comportamenti compensatori del peso (vomito autoindotto, uso di lassativi, diuretici, enteroclismi, eccessiva attività fisica).
Gli episodi di perdita di controllo nel consumo del cibo rappresentano una forma di alimentazione irregolare comune anche ad altri disturbi alimentari quali la bulimia ed il disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder). Numerose ricerche suggeriscono che l’impulsività, in particolare in un contesto affettivo negativo e/o depressivo, può svolgere un ruolo importante nello sviluppo e nel mantenimento dei disturbi alimentari. I risultati di una ricerca hanno indicato la presenza di un’associazione tra umore negativo e maggiore gravità della perdita di controllo sull’introito di cibo (Espel et al., 2017).
L’assunzione del cibo è mediata da percorsi cerebrali di motivazione e rinforzo. La disregolazione di questi percorsi può causare alcuni comportamenti tipici dei pazienti con disturbi alimentari. Le alterazioni della dopamina (DA), dell’acetilcolina (ACh) e dei sistemi degli oppiacei nelle aree cerebrali correlate alla ricompensa si verificano in risposta all’alimentazione incontrollata di cibi gradevoli. I modelli animali della bulimia nervosa (realizzati su topi) suggeriscono che mentre le abbuffate incontrollate causerebbero il rilascio di DA dalle aree cerebrali, i comportamenti compensatori (come ad esempio il vomito autoindotto) attenuerebbero il rilascio di ACh che altrimenti potrebbe segnalare la sazietà. I modelli animali di anoressia nervosa sottolineano come anche l’accesso limitato al cibo aumenterebbe gli effetti rinforzanti della DA quando l’animale mangia. Il modello di anoressia basato su tale attività suggerisce alterazioni dopaminergiche e serotoninergiche mesolimbiche le quali si verificano come conseguenza di un consumo limitato di cibo accoppiato ad un eccessivo funzionamento della ruota. Questi risultati su modelli animali completano i dati ottenuti mediante studi di neuroimaging e farmacoterapia effettuati su popolazioni cliniche (Avena & Bocarsly, 2012). Un comportamento alimentare scorretto, quindi, sembrerebbe rinforzare i meccanismi cerebrali deputati al mantenimento del disturbo dell’alimentazione.
Riferimenti bibliografici:
Andrease C et al (2017). Depressive Symptoms Moderate the Association Between Appetite and Health Status in Patients With Heart Failure. J Cardiovasc Nurs. [Epub ahead of print].
Espel HM et al (2017). An investigation of two dimensions of impulsivity as predictors of loss-of-control eating severity and frequency. Appetite. 117:9-16.
Santos AMD et al (2017). Presence of eating disorders and its relationship to anxiety and depression in pregnant women. Midwifery. 51:12-15. [Epub ahead of print].
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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