Antipsicotici atipici e schizofrenia
La schizofrenia è una malattia cronica che richiede un trattamento continuo, a lungo termine con farmaci antipsicotici per ridurre al minimo le ricadute e fornire una risposta clinica duratura per i pazienti. La non aderenza alla terapia, in parte dovuta alla mancata consapevolezza della malattia da parte dei pazienti, rappresenta un importante fattore di rischio di ricaduta e ospedalizzazione (De Berardis et al., 2013).
Nuovi approcci per valutare l’efficacia terapeutica degli antipsicotici atipici nella schizofrenia comprendono misure multidimensionali quali la remissione, il funzionamento cognitivo, il funzionamento psicosociale e la qualità della vita. Misure cliniche e psicosociali sono state recentemente introdotte per valutare i risultati funzionali. Un recente studio ha esaminato i tassi di remissione sintomatica, di remissione psicosociale, il miglioramento del funzionamento globale e delle impressioni cliniche in un campione di pazienti ambulatoriali affetti da schizofrenia. Un totale di 168 pazienti ambulatoriali messicani ha ricevuto un trattamento farmacologico con antipsicotici atipici. I tassi di remissione sintomatica sono stati valutati attraverso la Positive and Negative Symptom Scale. La remissione psicosociale è stata valutata utilizzando la Psychosocial Remission in Schizophrenia scale. Il funzionamento globale è stato misurato mediante il Global Assessment of Functioning e l’esito clinico utilizzando la Clinical Global Impressions Scale (CGI).
I risultati dello studio hanno dimostrato che il 45,2% dei pazienti valutati soddisfaceva i criteri per una remissione sintomatica, il 32,1% dei pazienti raggiungeva la remissione psicosociale ed il 53% dei pazienti presentava un adeguato funzionamento. Tuttavia combinando questi tre criteri (remissione sintomatica, remissione psicosociale e recupero del funzionamento) solo il 14,9% dei pazienti sembrava raggiungere una remissione completa. Sono state, inoltre, analizzate cinque variabili predittive per la remissione completa: essere impiegato, assumere antipsicotici atipici, assumere uno scarso numero di farmaci, avere sintomi negativi non gravi, manifestare scarsi episodi di eccitamento e una bassa gravità di sintomi produttivi (deliri o allucinazioni). Tale studio ha dimostrato che una remissione sintomatica, una remissione psicosociale e un recupero del funzionamento globale perduto potrebbero essere obiettivi raggiungibili per un numero considerevole di pazienti. Una remissione completa del disturbo, però, verrebbe generalmente raggiunta solo da una minoranza di pazienti, meno del 15%, anche a causa di un ritardo nella diagnosi e di una scarsa aderenza dei pazienti ai trattamenti (Valencia et al., 2015).
Gli antipsicotici iniettabili a lunga durata d’azione (anche detti long-acting) costituiscono una valida alternativa per il trattamento dei disturbi psicotici, principalmente della schizofrenia, in quanto garantiscono un livello farmacologico più stabile permettendo al paziente di mantenere una continuità terapeutica, aumentando le possibilità di un miglioramento clinico favorevole e duraturo. Gli antipsicotici ad azione prolungata di seconda generazione permetterebbero di combinare i benefici dell’azione prolungata dei farmaci iniettabili con quelli degli antipsicotici atipici (Jarema et al., 2015). Tali farmaci rispetto agli antipsicotici di prima generazione, infatti, sarebbero dotati di scarsi effetti collaterali di tipo motorio (rigidità, tremori, movimenti involontari), ormonale (aumento della prolattina) e cardiaco (prolungamento del tratto QT). Diversi studi hanno dimostrato l’efficacia e la sicurezza di questi farmaci in pazienti con schizofrenia acuta (De Berardis et al., 2013).
Sono presenti in commercio quattro antipsicotici di seconda generazione a lunga durata d’azione: risperidone, olanzapina, aripiprazolo e paliperidone (Jarema et al., 2015). Le iniezioni vengono effettuate presso ospedali, cliniche, centri di salute mentale una volta al mese.
L’aderenza terapeutica e la persistenza dei trattamenti con antispicotici atipici sono fattori valutati da numerosi studi che utilizzano dati clinici e farmaceutici. In uno di questi studi è stato reclutato dal 2007 al 2013 un campione di 32374 pazienti con diagnosi di schizofrenia o disturbo bipolare che aveva avuto una prescrizione per antipsicotici atipici per via orale (aripiprazolo, asenapina, clozapina, iloperidone, lurasidone, olanzapina, paliperidone, quetiapina, risperidone o ziprasidone) dopo un periodo di almeno 180 giorni durante il quale non vi era uso di antipsicotici atipici. Nello studio sono stati valutati fattori di aderenza terapeutica (proporzione dei giorni coperti dalle prescrizioni farmacologiche) e di persistenza del trattamento orale (tempo intercorso tra inizio ed interruzione della terapia) con antipsicotici atipici. I risultati hanno riportato anche i costi sanitari totali, i costi dei farmaci, i costi per servizi medici e ricoveri. Dallo studio è emerso che una buona aderenza e persistenza al trattamento con antipsicotici atipici porterebbe a costi totali sanitari inferiori rispetto ad una scarsa aderenza e persistenza del trattamento (Jiang & Ni, 2015).
Riferimenti bibliografici:
De Berardis D et al (2013). Efficacy and safety of long acting injectable atypical antipsychotics: a review. Curr Clin Pharmacol. 8(3): 256-64.
Jarema M et al (2015). [Guidelines for the use of second-generation long-acting antipsychotics]. Psychiatr Pol. 49(2): 225-41.
Valencia M et al (2015). Predicting functional remission in patients with schizophrenia: a cross-sectional study of symptomatic remission, psychosocial remission, functioning, and clinical outcome. Neuropsychiatr Dis Treat. 11:2339-48.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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