Anomalie strutturali cerebrali nel primo episodio di schizofrenia
Alcuni studi dimostrano che i pazienti durante il primo episodio psicotico presenterebbero anomalie strutturali cerebrali (Haukvik et al., 2015).
Gli studi di risonanza magnetica, infatti, hanno identificato una riduzione del volume dell’ippocampo negli individui affetti da schizofrenia ed ampliamenti del volume dell’amigdala nei soggetti affetti da disturbo bipolare suggerendo la presenza di diverse alterazioni del lobo temporale mediale in queste due condizioni psicopatologiche.
In una ricerca sono stati valutati i volumi dell’ippocampo e dell’amigdala in un ampio campione di pazienti affetti da schizofrenia cronica, di pazienti al primo episodio di psicosi e di pazienti ad alto rischio di psicosi. I gruppi clinici sono stati poi confrontati con un campione di soggetti sani di controllo.
La popolazione dello studio comprendeva 473 soggetti: 89 con schizofrenia cronica, 162 con un primo episodio di psicosi, 135 ad altissimo rischio per l’insorgenza di schizofrenia (39 di essi hanno in seguito sviluppato un disturbo psicotico) e 87 controlli.
Dai risultati è emersa nei pazienti con schizofrenia cronica una riduzione bilaterale del volume ippocampale. I pazienti con un primo episodio di schizofrenia, inoltre, hanno mostrato una riduzione del volume ippocampale a sinistra. Ampliamenti del volume dell’amigdala sono stati identificati solo in pazienti al primo episodio di psicosi. I pazienti ad alto rischio di psicosi, invece, presentavano normali volumi dell’ippocampo e dell’amigdala basale sviluppando o meno in seguito la patologia. Volumi strutturali non differivano tra i pazienti che assumevano farmaci antipsicotici atipici o farmaci antipsicotici tipici.
Lo studio ha sottolineato che la presenza di anomalie strutturali cerebrali nei pazienti affetti da schizofrenia è diversa a seconda della durata della patologia. Le alterazioni strutturali dell’amigdala rifletterebbero, infatti, la carenza di elaborazione di informazioni emotive tipica di questa patologia
(Velakoulis et al., 2006).
Altri studi di risonanza magnetica hanno dimostrato una progressiva riduzione della materia grigia nel giro temporale superiore durante le prime fasi della schizofrenia. Non è noto, però, se questi processi progressivi precedano o meno l’insorgenza della psicosi.
In un altro studio sono stati reclutati individui a rischio di psicosi e pazienti al primo episodio di psicosi.
35 soggetti a rischio (di cui 12 hanno sviluppato successivamente psicosi), 23 pazienti al primo episodio di psicosi e 22 soggetti di controllo sono stati reclutati nella ricerca.
I volumi delle sottoregioni temporali superiori sono stati misurati al basale e durante il follow-up (durato in media 1,8 anni) nei 3 gruppi di studio.
Dai risultati solo il gruppo al primo episodio psicotico presentava un volume significativamente più piccolo del planum temporale e del giro temporale superiore caudale rispetto agli altri gruppi al basale mentre anche i soggetti di sesso maschile ad alto rischio di sviluppare schizofrenia aveva un planum temporale con volume più piccolo rispetto ai controlli al follow-up. I due gruppi clinici hanno mostrato una significativa riduzione della materia grigia temporale (circa il 2%-6% annuo) rispetto ai controlli.
I pazienti al primo episodio psicotico hanno mostrato, inoltre, una perdita progressiva della materia grigia in regioni temporali specifiche: nel giro Heschl di sinistra (3% all’anno) e nella regione rostrale (3,8% all’anno). Tali riduzioni volumetriche sono state correlate con la gravità dei deliri al follow-up.
Dalle conclusioni della ricerca, quindi, emergerebbe un deterioramento progressivo strutturale del giro temporale superiore che generalmente precede la prima espressione di psicosi florida (Takahashi et al., 2009).
Risultati recenti di studi di risonanza magnetica sembrerebbero più eterogenei. Da una ricerca effettuata in Norvegia emergerebbero, infatti, dati interessanti su pazienti osservati per un periodo di un anno rispetto ai controlli sani. In tale ricerca sono stati reclutati 79 pazienti al primo episodio psicotico con età media pari a 27,6 anni (il 66% di sesso maschile) ed 82 controlli sani (età media pari a 29.3 anni, il 66% di sesso maschile).
Dai risultati i pazienti ed i controlli non differivano significativamente nella variazione percentuale annua dello spessore corticale cerebrale nelle regioni corticali o nelle strutture sottocorticali. All’interno del gruppo psicotico la durata della psicosi non trattata, l’età di insorgenza della malattia, l’uso di farmaci antipsicotici e la remissione al follow-up non erano correlate alle variazioni strutturali cerebrali.
Sebbene da tale ricerca effettuata su pazienti al primo episodio psicotico siano state individuate significative variazioni cerebrali nel periodo di follow up, tali risultati non metterebbero in relazione tali cambiamenti alla patologia schizofrenica (Haukvik et al., 2015).
L’intervento su tale patologia rimane pertanto generalmente sintomatico e basato sull’utilizzo di farmaci antipsicotici e/o della psicoterapia. Solo in futuro ricerche concordanti potranno eventualmente proporre interventi specifici mirati a correggere le anomalie strutturali cerebrali temporali della patologia.
Riferimenti bibliografici:
Haukvik UK et al (2015).No progressive brain changes during a 1-year follow-up of patients with first-episode psychosis. Psychol Med. 3: 1-10. [Epub ahead of print].
Takahashi T et al (2009). Progressive gray matter reduction of the superior temporal gyrus during transition to psychosis. Arch Gen Psychiatry. 66(4): 366-76.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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