Come uscire dalla depressione senza farmaci
Non essere depressi si può con la psicoterapia cognitivo-comportamentale.
La capacità di autoregolare volontariamente le emozioni negative è essenziale per la mente umana. Una cronica incapacità a regolare le emozioni sembrerebbe un fattore chiave nella genesi della depressione e dei disturbi d’ansia. Per capire cosa fare se si è depressi è utile consultare uno psichiatra psicoterapeuta, anche perché non tutte le forme depressive si curano con gli psicofarmaci.
L’elaborazione emotiva è fortemente influenzata dai processi cognitivi. Molte ricerche, infatti, indicano una profonda relazione tra la sfera emotiva e cognitiva. L’indagine dei meccanismi neurali alla base di questa interazione è di grande rilevanza per la comprensione dell’organizzazione della funzione del cervello umano e può anche aiutare a capire meglio il deficit della regolazione emotiva presente nei disturbi dell’umore, come la depressione.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale, attraverso la ristrutturazione cognitiva, esercita rilevanti effetti neurobiologici nei disturbi affettivi. Ciò è evidente anche nei disturbi di personalità, come il disturbo borderline, nel quale l’oscillazione emotiva ed i processi emotivi disfunzionali sembrerebbero preponderanti.
Nella maggior parte degli studi che indagano l’interazione tra l’area emotiva e cognitiva, l’obiettivo principale si è concentrato sulla ricerca degli effetti esercitati dagli stimoli emotivi o, più in generale, dall’elaborazione emotiva sulle prestazioni cognitive e sui pattern di attivazione neurale.
Una ricerca del 2012, invece, ha valutato l’effetto dei processi cognitivi sulle emozioni utilizzando la risonanza magnetica funzionale per individuare le aree cerebrali coinvolte in questi processi.
Sono state presentate ai soggetti dello studio da uno a quattro immagini neutre in una sequenza da memorizzare. Dopo una breve pausa sono state presentate immagini affettive positive, negative o neutre chiedendo ai soggetti di riprodurre successivamente manualmente la sequenza memorizzata.
Lo studio ha dimostrato che, con l’aumentare della domanda cognitiva (sequenze lunghe di immagini), le risposte neurali alle immagini emozionali, valutate attraverso la risonanza magnetica funzionale, risultavano significativamente ridotte nell’amigdala e nella corteccia orbitofrontale. Questo dimostrerebbe come la funzione cognitiva possa ridurre l’attivazione emotiva (Kellermann et al., 2012).
In un altro studio 22 soggetti hanno visualizzato immagini neutre o affettive in presenza o in assenza di un compito cognitivo esigente. L’attivazione dell’amigdala bilateralmente e del giro frontale inferiore diminuiva durante l’esecuzione del compito concomitante. Inoltre la presenza di distrattori emotivi sia positivi che negativi ha determinato l’interruzione dell’esecuzione delle prestazioni cognitive con tempi di reazione crescente rispetto ai distrattori neutri. I processi coinvolti nella regolazione delle emozioni, quindi, risulterebbero appartenere proprio alla sfera cognitiva (Blair et al., 2007).
Le basi neurali dell’autoregolazione emotiva sono state individuate in uno studio di neuroimaging funzionale il quale ha rivelato che la corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC) e la corteccia cingolata anteriore sarebbero aree coinvolte nella soppressione volontaria dell’eccitazione sessuale.
I ricercatori hanno successivamente utilizzato la risonanza magnetica funzionale per identificare i circuiti neurali associati alla soppressione volontaria di tristezza.
20 soggetti sani di sesso femminile sono stati valutati durante una condizione di tristezza e una condizione di soppressione della tristezza. Nella condizione di tristezza ai soggetti è stato chiesto di reagire normalmente visionando scene di film drammatici mentre, nella condizione di soppressione, è stato chiesto ai soggetti di sopprimere volontariamente qualsiasi reazione emotiva in risposta agli stimoli drammatici.
La condizione di tristezza transitoria è stata associata ad un significativo locus di attivazione nel polo temporale anteriore e nel mesencefalo, bilateralmente, così come nell’amigdala di sinistra, nell’insula sinistra e destra, nella corteccia prefrontale ventrolaterale (VLPFC) (area di Brodmann 47). Nella condizione di soppressione della tristezza è stato riscontrato un significativo locus di attivazione nella DLPFC destra (area di Brodmann 9) e nella corteccia orbitofrontale (OFC) (area di Brodmann 11). Questi risultati confermano il ruolo chiave svolto dalla DLPFC nell’autoregolazione emotiva. La DLPFC e la OFC sembrerebbero componenti di un circuito neurale implicato nella soppressione volontaria della tristezza (Lévesque et al., 2003).
Studi di risonanza magnetica funzionale sono stati effettuati anche per esplorare i correlati neurali di risposta alla psicoterapia cognitivo-comportamentale soprattutto nella depressione lieve. Studenti universitari con sintomi depressivi lievi hanno partecipato ad una psicoterapia cognitivo-comportamentale di gruppo della durata di 4 settimane. Dai risultati comportamentali è emerso che i sintomi depressivi diminuivano dopo la partecipazione alla psicoterapia di gruppo. Il volume della materia grigia nel giro frontale medio destro risultava, infatti, aumentato ed era correlato con la diminuzione del punteggio al test Beck Depression Inventory (BDI). Dopo la psicoterapia la connettività funzionale tra la materia grigia del giro frontale medio destro e l’insula è risultata diminuita mentre la connettività tra il giro post-centrale sinistro ed il giro paraippocampale aumentata. La partecipazione a breve termine ad una psicoterapia cognitivo-comportamentale di gruppo, quindi, sembrerebbe avere un impatto efficace, sulla regolazione emotiva soprattutto nella depressione lieve (Du et al., 2016).
Riferimenti bibliografici:
Du X et al (2016). Short-term group cognitive behavior therapy contributes to recovery from mild depression: Evidence from functional and structural MRI. Psychiatry Res. 251: 53-9.
Kellermann et al (2012).Modulating the processing of emotional stimuli by cognitive demand. Soc Cogn Affect Neurosci. 7(3): 263-73.
Lévesque J et al (2003). Neural circuitry underlying voluntary suppression of sadness.Biol Psychiatry. 53(6): 502-10.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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