I disturbi mentali sono ereditari?
L’interazione tra geni e ambiente negli esordi psicopatologici.
Il benessere mentale e le malattie mentali sono in genere concepiti come estremi opposti di una continuità. Molti si chiedono se le malattie mentali siano ereditarie ovvero se possano essere trasmesse per via diretta da familiari. Uno studio ha valutato le variazioni nelle misure di benessere, depressione e ansia in 1486 coppie di gemelli che non raggiungevano i criteri clinici per una diagnosi conclamata.
La maggior parte dei partecipanti (il 93%), infatti, ha riportato livelli sintomatologici di depressione o ansia molto lievi: il 23% ha riportato un punteggio di benessere completo, il 67% di benessere moderato e il 10% di sintomi lievi sotto la soglia della psicopatologia. Nei gemelli, pertanto, le misure di benessere, sintomi depressivi e ansiosi condivisi sembrerebbero pari al 50.09% della variabilità interindividuale a causa di fattori genetici e pari al 18,27% della variabilità interindividuale a causa di fattori ambientali. La restante variabilità nella presenza di sintomi psichici tra un gemello e l’altro dipenderebbe dall’impatto soggettivo dei sintomi di depressione e ansia. Questi risultati suggerirebbero che l’assenza di sintomi clinicamente significativi di depressione e ansia non indica necessariamente la predisposizione per una malattia mentale futura. Entrambi i fattori genetici e ambientali individuali o condivisi possono contribuire a determinare l’esordio della patologia mentale (Routledge et al., 2016).
In un’altra ricerca è stato reclutato un totale di 3623 soggetti i cui nomi risultavano registrati in un registro nazionale di gemelli. A tali individui sono state somministrate interviste telefoniche diagnostiche strutturate che includevano valutazioni nelle storie di vita di alcolismo e di episodi di Depressione Maggiore. Sono stati spediti ai soggetti questionari di personalità che hanno valutato la reattività allo stress ed il controllo del comportamento.
Una percentuale statisticamente significativa della correlazione tra episodio depressivo maggiore e abuso di alcol è dovuta alla variabilità specifica nella reattività allo stress. Fattori genetici spiegherebbero gran parte di questa correlazione (nel 63% dei casi), mentre fattori ambientali sarebbero la causa della restante parte dei casi. La reattività allo stress, pertanto, sarebbe dovuta alla presenza di specifici fattori genetici ed ambientali sovrapposti nella Depressione Maggiore e nell’abuso di alcol.
L’emotività negativa e i disturbi del comportamento rappresenterebbero un rischio per l’associazione tra disturbo depressivo maggiore e alcolismo. Ciò dipenderebbe in grande parte dalla presenza di fattori genetici e in minor misura da fattori ambientali (Ellingson et al., 2016).
La consulenza genetica non è offerta abitualmente ai soggetti affetti da disturbi psichiatrici. Tuttavia i recenti progressi della genomica confermano un rilevante contributo genetico alle malattie mentali. Uno studio ha valutato le prospettive dei servizi di consulenza genetica all’interno di una clinica psichiatria del Regno Unito. I dati raccolti provenivano dai questionari di 32 partecipanti e da 9 interviste successive. L’analisi dei dati ha rivelato che un servizio di consulenza genetica sarebbe utile e auspicabile. La genetica clinica sarebbe in grado di coniugare la comunicazione del rischio complessivo di sviluppare una patologia psichiatrica con un adeguato supporto psico-sociale, necessario in tali casi. Tuttavia i partecipanti ad una ricerca hanno riscontrato ostacoli alla realizzazione dei servizi di consulenza genetica psichiatrici, non solo per la complessità ed incertezza delle diagnosi psichiatriche, ma anche per l’impegno dei pazienti o per le preoccupazioni etiche (Jenkins & Arribas-Ayllon et al., 2016).
Diversi polimorfismi dei recettori della serotonina (5-HTR) sembrerebbero associati alla suscettibilità alle malattie mentali. In uno studio è stata analizzata la correlazione tra i polimorfismi 5-HTR1A e 5-HTR2A e la risposta o la remissione ottenuta dopo il trattamento con i farmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina. Sono stati reclutati nella ricerca 290 pazienti che presentavano una diagnosi di Depressione Maggiore, secondo i criteri del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quarta edizione. Sono stati selezionati in modo casuale i seguenti SSRI (fluoxetina, paroxetina, citalopram, sertralina) per il trattamento. La Hamilton Rating Scale per la depressione è stata utilizzata per valutare l’effetto antidepressivo dei farmaci. Successivamente è stata valutata la variabilità dei geni 5-HTR è stata valutata. In particolare due polimorfismi a singolo nucleotide nel locus 5-HTR1A (rs1364043 e rs10042486) e tre polimorfismi nel locus 5-HTR2A (rs6311, rs6313, e rs17289304) sono stati genotipizzati.
Dai risultati 220 pazienti hanno risposto al trattamento contro 70 pazienti (i quali non hanno risposto). Per risposta si intendeva una riduzione alla scala Hamilton uguale o maggiore al 50%. 120 pazienti hanno presentato una remissione completa del disturbo contro 170 pazienti (i quali, invece, non hanno raggiunto la remissione dopo 6 settimane di trattamento farmacologico). Solo la frequenza del genotipo rs10042486 era significativamente differente tra coloro che avevano presentato una risposta al trattamento e quelli che non avevano risposto alla terapia.
I polimorfismi 5 HTR1A e 5-HTR2A, pertanto, non sembrerebbero svolgere un ruolo cruciale nella risposta ai farmaci antidepressivi (Dong et al., 2016).
L’insorgenza di disturbi psichici si basa sull’interazione tra vulnerabilità genetica e fattori di rischio ambientali. Diversi studi hanno dimostrato un ruolo cruciale dell’epigenetica (la metilazione del DNA, le modificazioni post-traduzionali degli istoni e la regolazione post-trascrizionale microRNA-mediata) nella trasformazione di stimoli ambientali in esiti comportamentali in età adulta. Questo fenomeno potrebbe rivelarsi dannoso aumentando, così, il rischio di sviluppare psicopatologia. I microRNA sarebbero regolatori di molti processi biologici che avvengono nel sistema nervoso centrale durante lo sviluppo neuronale, nonché delle funzioni nervose negli adulti, come l’apprendimento, la memoria e la plasticità neuronale. Negli ultimi anni è stato ipotizzato un ruolo centrale della modulazione dei microRNA nella regolazione dell’espressione di molti disturbi psichici e di malattie neurodegenerative. Numerose sarebbero le testimonianze di alterata regolazione dei microRNA riscontrati nei liquidi corporei periferici o nei tessuti cerebrali autoptici di pazienti affetti da malattie mentali e nei modelli animali. Il microRNA potrebbe essere un bersaglio efficace per l’intervento farmacologico, attraverso l’uso di sostanze psicotrope più specifiche aventi l’obiettivo di normalizzare le funzioni che vengono alterate nelle varie patologie psichiatriche (Luoni & Riva, 2016).
Riferimenti bibliografici:
Dong ZQ et al (2016). 5-HTR1A and 5-HTR2A genetic polymorphisms and SSRI antidepressant response in depressive Chinese patients. Neuropsychiatr Dis Treat. 12:1623-9.
Ellingson JM et al (2016). Most of the genetic covariation between major depressive and alcohol use disorders is explained by trait measures of negative emotionality and behavioral control. Psychol Med.1-12. [Epub ahead of print].
Jenkins S & Arribas-Ayllon M (2016). Genetic Counselling for Psychiatric Disorders: Accounts of Psychiatric Health Professionals in the United Kingdom. J Genet Couns. [Epub ahead of print].
Luoni A & Riva MA (2016). MicroRNAs and psychiatric disorders: From aetiology to treatment. Pharmacol Ther. S0163-7258(16)30131-0. [Epub ahead of print].
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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