Ansia, depressione e dolore dopo protesi o patologie dell’anca
Le patologie e le operazioni ortopediche possono aumentare il rischio di soffrire di disagio psicologico.
Dolore, ansia e depressione sono importanti da considerare soprattutto nei pazienti affetti da varie patologie dell’anca. L’anca è fondamentale per la deambulazione e per il funzionamento quotidiano dei pazienti. Le misure di esito psicosociale e funzionale riportate dopo l’intervento chirurgico o il trattamento medico di patologie dell’anca, infatti, condizionano molto lo stato psicologico.
Alcuni ricercatori, inoltre, hanno indagato nei pazienti affetti da patologie dell’anca l’interpretazione catastrofica del dolore, i livelli d’ansia e di depressione. Sono state registrate anche le caratteristiche e la demografia dei pazienti. È stato reclutato un totale di 328 pazienti con diagnosi di displasia dell’anca, patologia femoroacetabolare, sindrome del dolore trocanterico laterale, osteoartrosi dell’anca e necrosi avascolare dell’anca.
Tutti i pazienti con patologia dell’anca presentavano dolore significativo catastrofico, ansia e depressione. L’identificazione dei fattori psicologici e la comprensione dell’impatto sulla funzione psicosociale potrebbero aiutare a migliorare i risultati del trattamento dei pazienti. La valutazione multidisciplinare perioperatoria, pertanto, può essere benefica nella cura ortopedica completa dell’anca (Hampton et al., 2019).
L’artroplastica totale dell’anca e del ginocchio sono trattamenti comuni per l’artrosi e danno esiti da buoni a eccellenti. Con l’invecchiamento della popolazione, i tassi di questi interventi continueranno ad aumentare. Tuttavia, le persone operate risultano meno attive di quelle senza artrite o artroplastica, rispettivamente. Grazie ai numerosi benefici per la salute ottenuti dall’attività fisica, infatti, è indispensabile che i pazienti siano sufficientemente stimolati ad essere attivi dopo l’intervento chirurgico.
L’aumento dell’attività fisica di intensità moderata è un meccanismo sicuro, efficace ed economico per migliorare la salute e ridurre i costi dell’assistenza sanitaria di questa popolazione di pazienti. Il ritorno alle attività ricreative/sportive non è stato molto studiato. In particolare, non sono disponibili linee guida basate sull’evidenza per l’attività fisica post-intervento. La maggior parte delle raccomandazioni sembrano essere le seguenti:
- tornare ad attività a bassa o moderata intensità entro 3-6 mesi dopo l’intervento;
- scoraggiare le attività a grande impatto;
- evitare attività sportive ad alto contatto;
- educare piuttosto che dissuadere i pazienti dal riprendere le attività ricreative/sportive.
I medici di medicina dello sport, inoltre, possono consigliare i pazienti relativamente ai principali stili di vita attivi da seguire. Il medico può valutare e trattare eventuali limiti funzionali rimanenti dopo l’intervento, nonché prescrivere la dose di attività atletica più appropriata (tipo, intensità, frequenza e durata). Infine, i medici possono indirizzare i pazienti verso esercizi di gruppo, forniti in comunità e/o verso interventi di cambiamento comportamentale (Jones, 2011).
Se nonostante tali accorgimenti si presentasse un quadro psicologico caratterizzato da ansia, depressione e dolore è opportuno rivolgersi quanto prima ad uno psichiatra psicoterapeuta.
Riferimenti bibliografici:
Jones DL (2011). A public health perspective on physical activity after total hip or knee arthroplasty for osteoarthritis. Phys Sportsmed. 39(4): 70-9.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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