L’ansia e i sintomi al cuore
Cause della tachicardia improvvisa da ansia, rimedi per diminuire i battiti cardiaci se accelerati.
L’ansia si può manifestare attraverso sintomi fisici come ad esempio palpitazioni diurne e notturne e/o un senso di oppressione o di calore al torace. Spesso questi sintomi si manifestano a riposo, improvvisamente, in assenza di stimoli esterni.
Perché l’ansia può causare forti palpitazioni?
La tachicardia da ansia è pericolosa?
Come si può farla passare?
Come rallentare il battito cardiaco accelerato?
Per rispondere a queste domande si deve sapere che alla base della regolazione del ritmo cardiaco c’è un meccanismo complesso che coinvolge il sistema nervoso autonomo ed il sistema nervoso centrale.
Il sistema nervoso autonomo invia messaggi attraverso il sistema nervoso simpatico e parasimpatico. Il sistema nervoso simpatico innerva i centri responsabili dell’accelerazione cardiaca, dell’aumento del ritmo della ventilazione, della broncodilatazione e della vasocostrizione attraverso il rilascio dei neurotrasmettitori adrenalina e noradrenalina. Il sistema nervoso parasimpatico, invece, innerva il centro responsabile del rallentamento della frequenza cardiaca, della riduzione del ritmo di ventilazione, della broncocostrizione e della vasodilatazione attraverso il rilascio del neurotrasmettitore acetilcolina. Le funzioni antagoniste del sistema simpatico e parasimpatico servono per preservare una modulazione dinamica delle funzioni vitali. Questi due sistemi agiscono sul cuore rispettivamente attraverso il ganglio stellare ed il nervo vago. La trasmissione di specifici segnali al nodo seno-atriale può essere valutata attraverso la variabilità della frequenza cardiaca. La frequenza cardiaca è controllata principalmente dall’attività vagale. Dati sensoriali provenienti dal cuore vengono inviati al sistema nervoso centrale. La variabilità della frequenza cardiaca è un indicatore di come il sistema nervoso centrale regola il sistema nervoso autonomo e di come i neuroni periferici inviano informazioni a livello centrale. Uno stato di perfetta simmetria tra i due sistemi può essere descritto come uno stato di coerenza cardiaca. Il sistema nervoso autonomo, infatti, è altamente adattabile e consente all’organismo di mantenere il suo equilibrio quando si verificano eventi stressanti. Viceversa, una mancanza di flessibilità, un sistema rigido, può portare a patologie somatiche e psicologiche.
Diversi studi hanno dimostrato un legame tra una ridotta variabilità della frequenza cardiaca nei pazienti con infarto e aumento del rischio di eventi cardiovascolari avversi, tra cui aritmie ventricolari e morte improvvisa. Studi recenti individuerebbero nei pazienti con disturbi d’ansia e depressione un carattere anormalmente basso nella variabilità della frequenza cardiaca rispetto ai soggetti di controllo, senza disturbi psichici. Una ridotta variabilità della frequenza cardiaca sembrerebbe indicare una riduzione del tono vagale cardiaco ed una elevata attività simpatica nei pazienti ansiosi e depressi. Ciò rifletterebbe un deficit in termini di flessibilità dei meccanismi fisiologici emotivi (Servant et al., 2009).
Il meccanismo alla base della variabilità della frequenza cardiaca e respiratoria diventa più complesso se un soggetto affetto da un disturbo d’ansia e/o depressivo grave è sottoposto ad una condizione di stress.
Lo scopo di uno studio è stato quello di valutare la relazione tra risposte cerebrali, cardiovascolari, comportamentali e cognitive nei confronti di fattori di stress in un ampio campione di individui sani. 65 partecipanti hanno compilato questionari psicologici (Beck Depression Inventory, State-Trait Anxiety Inventory) e sono stati sottoposti ad un compito di stress psicosociale costituito da una condizione di controllo ed una sperimentale (cioè stressante: lo svolgimento di un compito di matematica). Le attività della corteccia prefrontale e del sistema nervoso autonomo sono state registrate utilizzando la spettroscopia infrarossa associata ad un sistema di monitoraggio ECG portatile. I risultati hanno evidenziato una maggiore attivazione delle aree frontali valutate alla spettroscopia e un’associazione positiva con la frequenza cardiaca, sia in fase di controllo che in condizioni sperimentali. Lo stress soggettivo aumentava durante il procedimento, raggiungendo il massimo durante la condizione sperimentale. Le prestazioni comportamentali durante l’operazione (ad esempio il tempo di risposta) non presentavano alcuna correlazione con ansia o depressione. Emergeva anche una riduzione complessiva del tono vagale durante la condizione sperimentale mentre la gravità di sintomi depressivi e ansiosi era correlata ad un aumento dell’attività parasimpatica sia a riposo che durante il compito con una riduzione del ritmo di ventilazione. I risultati supporterebbero l’ipotesi di una integrazione tra i settori destri della corteccia prefrontale frontopolare o dorsolaterale e la regolazione del ritmo cardiaco. La presenza di un disturbo d’ansia e di depressione grave, inoltre, comporterebbe un aumento del tono vagale durante l’intera procedura (Brugnera et al., 2017).
I sintomi cardiaci dell’ansia, pertanto, come gli altri sintomi somatici non sono pericolosi ma rappresentano un segnale della compromissione di un equilibrio mantenuto dal sistema nervoso autonomo.
Tecniche di controllo, di rilassamento e di meditazione respiratorie possono contribuire a ridurre le palpitazioni percepite aumentando la flessibilità del sistema nervoso autonomo in caso di squilibrio.
Riferimenti bibliografici:
Servant D et al (2009). [Heart rate variability. Applications in psychiatry]. Encephale. 35(5): 423-8. [Article in French].
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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