Trattamento dei disturbi d’ansia attraverso la psicoterapia cognitiva
Il modello cognitivo presuppone che le preoccupazioni abbiano una funzione adattativa finalizzata a tenere sotto controllo il livello di attivazione fisiologica correlata all’ansia. Uno studio ha testato questo modello attraverso l’uso di un paradigma di induzione della paura in individui patologici e sani. 31 soggetti affetti da disturbi d’ansia e 36 volontari sani hanno accettato di essere esposti ad uno stimolo di induzione della paura (rumore bianco) durante tre condizioni sperimentali: preoccupazione, distrazione e rivalutazione. Durante lo studio sono stati rilevati parametri come la conduttanza cutanea e la variabilità della frequenza cardiaca, in quanto indicatori di funzionamento del sistema nervoso simpatico e parasimpatico. I soggetti ansiosi mostrerebbero un’attivazione del sistema simpatico ed una riduzione dell’attivazione del parasimpatico durante la condizione di preoccupazione rispetto ai soggetti sani. Non ci sarebbero differenze significative tra i gruppi per le condizioni di distrazione e di rivalutazione. La conduttanza cutanea ai rumori bianchi durante la condizione di preoccupazione risultava più elevata nei soggetti ansiosi rispetto ai sani. Dallo studio, inoltre, emergerebbe come l’intolleranza all’incertezza sia un moderatore significativo della relazione tra livelli di ansia e aumento della frequenza cardiaca in individui ansiosi. Le preoccupazioni, pertanto, non rappresenterebbero più un atteggiamento funzionale se fonte di una risposta automatica e patologica (Ottaviani et al., 2014).
La disregolazione emotiva è un processo implicato nella riduzione, mantenimento o intensificazione di determinate emozioni e può essere l’innesco per una serie di disturbi psicopatologici. Studi clinici dimostrano come il controllo dell’ansia giochi un ruolo fondamentale nell’espressione e nella regolazione emotiva. Nelle pazienti con disturbi alimentari, ad esempio, il controllo dell’ansia sembrerebbe essere utile per il recupero del peso. In uno studio realizzato su 154 pazienti anoressiche, ad esempio, è emerso che il controllo dell’ansia media in particolare il rapporto tra disregolazione emotiva e dimagrimento. L’ansia rappresenterebbe il fattore prossimale alla base del processo psicopatologico mentre la disregolazione emotiva rappresenterebbe il fattore distale di tale processo (Fiore et al., 2014).
Il disturbo di panico è una sindrome clinica cronica e ricorrente che altera il funzionamento psicosociale e la qualità della vita di ogni individuo. La terapia cognitiva fornisce un metodo alternativo ed efficace per il trattamento di disturbi di panico e di condotte di evitamento agorafobico. La terapia cognitiva, individuale o di gruppo, può essere considerata come terapia di prima linea per il disturbo di panico. Il trattamento farmacologico sarebbe quindi destinato ai soggetti con un disturbo cronico o con una gravità tale da richiedere un intervento rapido ed efficace.
Secondo i modelli cognitivo-comportamentali gli attacchi di panico deriverebbero da interpretazioni distorte e catastrofiche di sintomi corporei. Vertigini o palpitazioni cardiache possono essere interpretati, per esempio, come un attacco cardiaco o ictus imminente. Tali interpretazioni intensificherebbero quindi le sensazioni corporee, confermando così all’individuo il senso di imminente di pericolo. Dopo il primo attacco di panico l’individuo si preoccupa di avere nuovi attacchi sviluppando una preoccupazione eccessiva per le proprie sensazioni somatiche. Vengono evitate, pertanto, tutte le situazioni in grado di attivarle. L’obiettivo della terapia cognitiva è proprio quello di eliminare gli attacchi di panico e le condotte di evitamento. Si tratta di una forma di psicoterapia relativamente breve che può essere effettuata da sola o in associazione ad un trattamento farmacologico. Può includere l’applicazione di tecniche cognitive come la psicoeducazione, la ristrutturazione cognitiva, le tecniche di problem solving talvolta associate a tecniche comportamentali come l’esposizione enterocettiva e in vivo. La psicoeducazione consiste nella definizione e chiarificazione della fonte dei sintomi di ansia, nell’esplicazione del ruolo dei pensieri nel mantenere tali sintomi e del ruolo dei comportamenti di evitamento. La ristrutturazione cognitiva è un processo che comporta la modifica dei pensieri catastrofici del paziente sulle sensazioni corporee e delle credenze sull’incapacità di gestire l’ansia e il panico. Le tecniche di problem solving aiutano il paziente a gestire in maniera efficace l’ansia, utilizzando gli strumenti che ha a disposizione per regolare le emozioni. Gli interventi di esposizione, infine, mettono l’individuo in una condizione di apprendimento graduale del significato dei propri pensieri e del ruolo delle proprie emozioni attraverso l’esposizione ripetuta a sensazioni somatiche e/o a stimoli ansiogeni al fine di utilizzarli in maniere efficace nella vita quotidiana (Manfro et al., 2008).
Riferimenti bibliografici:
Fiore F et al (2014). Emotional dysregulation and anxiety control in the psychopathological mechanism underlying drive for thinness. Front Psychiatry. 5:43.
Manfro GG et al (2008). Cognitive-behavioral therapy in panic disorder. Rev Bras Psiquiatr. Suppl 2:s81-7.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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