Autolesionismo psicologico, cause e conseguenze
Come smettere di tagliarsi, cosa fare per guarire, in che modo aiutare una persona autolesionista
L’autolesionismo psicologico è un fenomeno diffuso tra gli adolescenti. Frequentemente vengono segnalati comportamenti autolesivi e tentativi di suicidio anche tra gli adolescenti detenuti in strutture correttive.
Quali sono le cause dell’autolesionismo psicologico?
Tale disturbo comportamentale è diffuso nei soggetti affetti da disturbi di personalità come il disturbo borderline. Una recente ricerca ha reclutato sia adolescenti ricoverati in strutture psichiatriche sia adolescenti detenuti in strutture correttive valutando pensieri e comportamenti di autolesionismo, la presenza di un disturbo di personalità borderline e la psicopatologia generale. Gli adolescenti ricoverati (n=77) e detenuti (n=50) non differivano nella frequenza di condotte autoadesive durante l’arco della vita mentre emergeva una differenza nella frequenza di tali comportamenti disfunzionali nel corso dell’anno precedente (67,53% versus 14%). Gli adolescenti ricoverati hanno riportato maggiori problemi nella regolazione emotiva ed una maggiore gravità del disturbo di personalità borderline. I soggetti ricoverati per patologie psichiatriche, quindi, non sembravano presentare differenze nel numero degli episodi di autolesionismo e nella diagnosi di disturbo borderline di personalità rispetto ai soggetti detenuti. Il ricovero in una struttura psichiatrica, però, sembrava associato ad una maggiore sofferenza psicopatologica (Koenig et al., 2017).
Cos’è e quali sono le conseguenze dell’autolesionismo?
Oltre a non essere un comportamento utile ad alleviare la sofferenza soggettiva l’autolesionismo ricorrente può mettere a rischio la vita.
Come guarire dall’autolesionismo?
Si può smettere di tagliarsi?
Quali sono le cure e come si previene una manifestazione autolesiva?
Come aiutare una persona autolesionista?
La modifica comportamentale è un intervento psicoterapeutico utilizzato principalmente per eliminare o ridurre un comportamento maladattivo o non funzionale. Tale tecnica risulta promettente presentando buoni risultati nei bambini e negli adulti. Mentre alcune forme di psicoterapia si concentrano sul cambiamento dei processi di pensiero che possono influenzare il comportamento (ad esempio la terapia cognitivo-comportamentale) le psicoterapie prettamente comportamentali si focalizzano sul cambiamento di comportamenti specifici con una scarsa considerazione dei pensieri o delle emozioni soggettive.
Il progresso e l’esito di un intervento comportamentale possono essere misurati e valutati. Per ottenere buoni risultati utilizzando questa tecnica è necessario effettuare un’analisi funzionale degli antecedenti e delle conseguenze del loro comportamento o dei relativi problemi. Ciò porta alla creazione di specifici comportamenti bersaglio che diventano il fulcro del cambiamento.
Alcune variabili comportamentali possono essere modificate tramite rinforzi e punizioni con l’obiettivo di eliminare o ridurre il comportamento disfunzionale come ben descritto e dimostrato da B.F.Skinner. Skinner ha notato che un rinforzo è la conseguenza che aumenta la probabilità di ricorrenza di un comportamento mentre la punizione è la conseguenza che riduce la probabilità del ripetersi di tale comportamento. Così il rinforzo positivo viene utilizzato quando un comportamento funzionale è incoraggiato. Se un bambino mette in atto un comportamento utile ai propri bisogni, come ad esempio la pulizia della sua stanza, la caramella è un rinforzo positivo (una ricompensa) perché è qualcosa che viene dato o aggiunto quando si verifica un comportamento funzionale. Ciò rende più probabile il ripetersi di tale comportamento. Il rinforzo negativo, invece, è una ammenda finalizzata a rimuovere un comportamento producendo un risultato positivo per l’individuo. Un intervento comportamentale di questo tipo può essere: dire ad un ragazzo che se non finisce i suoi compiti in tempo il suo cellulare verrà portato via per poi mettere in atto questa condizione. Viene così impostata la priorità di finire i compiti a casa immediatamente dopo la scuola prima di fare altro. La rimozione del telefono cellulare sarebbe un rinforzo negativo perché richiede qualcosa, riducendo la probabilità che il ragazzo non finisca i compiti a casa le volte successive. La ricompensa e la punizione funzionano sia in modo indipendente sia insieme, come parte di un piano comportamentale.
Nelle dinamiche relazionali con i bambini i genitori si mostrano spesso arrabbiati e frustrati con i loro figli perché niente sembrerebbe funzionare. Riferiscono di aver provato più tipi di punizioni con loro come la rimozione di giocattoli o di privilegi. Spesso, però, i comportamenti positivi non vengono assolutamente rinforzati. Il rinforzo positivo ovvero la ricompensa, invece, sembrerebbe presentare un vantaggio immediato in un programma di modifica di un comportamento (Scott & Cogburn, 2017). Nei soggetti affetti da disturbo borderline di personalità una forma di psicoterapia che utilizza rinforzi positivi e negativi al fine di ridurre gli episodi di autolesionismo è la terapia dialettico-comportamentale (DBT).
Nei casi in cui l’autolesionismo non è gestibile tramite un percorso di psicoterapia è consigliabile iniziare una terapia farmacologica.
Riferimenti bibliografici:
Koenig J et al (2017). Psychopathology and Borderline Personality Pathology Associated with Lifetime Self-Injurious Behavior in Adolescent Psychiatric Inpatients and Detainees. Z Kinder Jugendpsychiatr Psychother. 1-11. [Epub ahead of print].
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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