Cure alternative per ansia ed attacchi di panico
I farmaci di nuova generazione.
Il disturbo di panico è caratterizzato da inaspettate e ricorrenti manifestazioni di ansia (attacchi di panico) che determinano una significativa alterazione del comportamento psico-sociale, dato anche l’elevato rischio di comorbilità (overo la coesistenza di più patologie diverse in uno stesso individuo) con altri disturbi psichici, primo fra tutti la depressione. Tale disturbo dovrebbe essere trattato efficacemente all’esordio dei sintomi. Sono molte le ricerche che sottolineano il peggioramento della prognosi del disturbo nel tempo in assenza di un trattamento tempestivo ed adeguato.
La richiesta sempre più crescente dal punto di vista clinico ha ribadito la forte necessità di una più efficace terapia capace di agire più rapidamente ed in modo tollerabile sui sintomi ansiosi.
Una ricerca ha valutato alcuni studi condotti dal 2000 al 2010 i quali includevano pazienti con storia di disturbo di panico in trattamento per malattia di Parkinson. Tra i farmaci utilizzati nella ricerca c’erano gli antidepressivi triciclici, le benzodiazepine, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SNRI).
Gli SSRI e gli SNRI erano farmaci di prima linea nel trattamento del disturbo di panico e delle manifestazioni affettive della malattia di Parkinson. Dalla ricerca, infatti, è emerso che questi farmaci erano più tollerati rispetto ai triciclici o alle benzodiazepine, avendo un basso rischio di dipendenza e di complicanze da sovradosaggio.
Le vie serotoninergica, noradrenergica e GABAergica svolgono un ruolo importante nel circuito neurale della paura e nella fisiopatologia del disturbo di panico. Una migliore comprensione del ruolo di questi sistemi neurotrasmettitoriali potrebbe permettere lo sviluppo di farmaci più efficaci per il trattamento di questo disturbo psichico (Freire et al., 2011).
La ricerca scientifica ha fornito spunti importanti sul meccanismo di regolazione delle manifestazioni emotive e comportamentali della paura negli animali: una serie di modelli, infatti, sono stati sviluppati per studiare a fondo le proprietà ansiolitiche di alcune sostanze chimiche. Nonostante questi progressi nessun agente meccanicamente innovativo per il trattamento dell’ansia è stato commercializzato negli ultimi decenni.
Una revisione sistematica della letteratura scientifica ha fornito una sintesi critica degli attuali approcci farmacologici esaminando il ruolo di possibili farmaci innovativi per il trattamento dei disturbi d’ansia.
Tra i vari disturbi presi in esame c’erano il disturbo di panico, la fobia sociale, il disturbo d’ansia generalizzato ed il disturbo da stress post-traumatico. Le vie del glutammato, dei neuropeptidi ed il sistema degli endocannabinoidi rappresenterebbero gli obiettivi futuri per lo sviluppo di nuove pillole contro l’ansia e gli attacchi di panico (Murrough et al., 2015).
Gli ultimi dati disponibili sui nuovi farmaci anti-panico sono oggetto di indagine in studi su animali ed in studi di fase II sugli esseri umani.
Gli studi preclinici hanno valutato i seguenti modulatori cerebrali: il glutammato, l’orexina, il sistema dei cannabinoidi, il fattore di rilascio della corticotropina 1 (CRF1), l’arginina, la vasopressina V₁B, l’antagonista del recettore dell’angiotensina II ed il neuropeptide S.
Gli studi clinici di fase I e II hanno indagato i modulatori del sistema del glutammato, i derivati dell’isoxazolina, il traslocatore proteico (18 kDa), i ligandi ed antagonisti dei recettori della neurochinina/CRF1.
L’acido glutammico ed i bersagli molecolari dell’orexina rappresenterebbero opportunità molto promettenti per il trattamento del disturbo di panico. Molto risultati preliminari suggeriscono che gli antagonisti dei recettori CRF1 e angiotensiona II avrebbero proprietà anti-panico. Tuttavia i nuovi farmaci non vengono ancora utilizzati in ambito clinico. I motivi sono molteplici: l’eterogeneità del disturbo, la validità dei modelli animali, l’uso insufficiente dei biomarcatori negli studi preclinici e clinici. Le strategie basate sui biomarcatori e la farmacogenomica potrebbero portare all’elaborazione di farmaci personalizzabili individualmente utili a rimuovere gli ostacoli che limitano da troppo tempo lo sviluppo di nuovi farmaci contro gli attacchi di panico (Perna et al., 2015).
Riferimenti bibliografici:
Freire RC et al (2011). New treatment options for panic disorder: clinical trials from 2000 to 2010.Expert Opin Pharmacother. 12(9): 1419-28.
Perna G et al (2015). Novel investigational therapeutics for panic disorder. Expert Opin Investig Drugs. 24(4): 491-505.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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