Dipendenza da internet e videogiochi con isolamento sociale
Le cure efficaci sui sintomi, gli effetti sul cervello della terapia. Cos’è la sindrome di Hikikomori? Come combatterla?
Computer, videogiochi ed altri dispositivi tecnologici sono ormai parte integrante della nostra vita quotidiana e di quella dei nostri figli. La dipendenza da internet e videogiochi (quali ad esempio Playstation, Xbox, Nintendo) può causare diversi sintomi con disagio rilevante soprattutto se associata ad isolamento sociale ed emotivo in aggiunta a problematiche significative in ambito scolastico e/o lavorativo.
Una sindrome, scoperta in Giappone, denominata Hikikomori è caratterizzata da ritiro sociale, assenza di condivisione emotiva in associazione ad un’uso compulsivo di internet e videogames.
Quali sono i sintomi della sindrome di Hikikomori? Hikikomori è una parola giapponese nata per definire una condizione psicopatologica che colpisce soprattutto gli adolescenti o i giovani adulti che vivono isolati dal mondo, in una sorta di clausura all’interno delle proprie case, chiusi nelle loro camere da letto per giorni, mesi o addirittura anni, rifiutando di andare a scuola, di svolgere attività o comunicare con gli altri, perfino con i membri della propria famiglia.
Questi soggetti utilizzano internet e videogiochi continuamente, avventurandosi fuori dalla propria camera solo per affrontare i bisogni corporali più impellenti. Anche se i primi casi sono stati descritti in Giappone, oggi possiamo trovarne esempi in tutto il mondo (Stip et al., 2016). Oltre al Canada sono stati individuati casi anche in Francia a partire dal 2008. Tuttavia è difficile stabilire se si tratta di un fenomeno identico a quello nipponico.
In una ricerca giapponese-francese effettuata da specialisti in vari campi è stato condotto un sondaggio dal quale è emersa “una sensazione di inadeguatezza“ da parte dei giovani francesi non apparentemente presente nei giovani giapponesi (Furuhashi et al., 2012). Attualmente tre adolescenti sono seguiti dalla Usl 2 di Foligno per la sindrome di Hikikomori. Secondo le statistiche in Italia sarebbero circa 40 mila i giovani affetti da questo disturbo (umbria24.it).
La sindrome di Hikikomori presenta caratteristiche cliniche in comune con la schizofrenia: nello specifico con i prodromi (ovvero con le manifestazioni cliniche che precedono l’esordio di un disturbo psicotico) ed i sintomi negativi. Sono stati individuati anche sintomi in comune con la dipendenza da internet e/o da videogiochi.
Ulteriori ricerche sembrerebbero necessarie, soprattutto per distinguere tra sindrome di Hikikomori primaria e secondaria, stabilendo se si tratta di una nuova entità diagnostica o di una particolare manifestazione culturale e sociale di disturbi mentali con diagnosi stabilite (Stip et al., 2016). La maggior parte dei casi di hikikomori presenti in Giappone, infatti, sono classificabili come una varietà di disturbi psichiatrici esistenti e classificati nel Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali, quinta edizione (DSM-5). Tuttavia un sottoinsieme notevole di casi psicopatologici non soddisfa i criteri per un disturbo psichiatrico esistente (Teo & Gaw, 2010).
Sui genitori di ragazzi hikikomori sono state effettuate alcune ricerche mediante valutazioni di gruppo ed interviste. I genitori sembrerebbero svolgere un ruolo chiave nella riduzione delle esperienze di ritiro sociale dei propri figli (Rubinstein, 2016). Per questo, per aiutare i propri figli, è importante rivolgersi ad uno specialista che conosce e tratta questo disturbo.
Una revisione sistematica della letteratura ha esaminato numerosi studi pubblicati sull’argomento “giovani e ritiro sociale” includendo ricerche quantitative e qualitative pubblicate in inglese su riviste accademiche.
Le informazioni ricavate dagli studi sono state riassunte nelle seguenti categorie: (1) definizioni relative all’isolamento sociale dei giovani; (2) teorie dello sviluppo; (3) fattori associati con i giovani ed il ritiro sociale; (4) interventi per i giovani isolati socialmente. Gli autori degli studi hanno presentato definizioni diverse e controverse del ritiro sociale giovanile. Tali definizioni si basavano su modelli con diverse conclusioni.
Alcuni ricercatori hanno definito l’isolamento sociale come un fenomeno negativo mentre coloro che adottavano la teoria evolutiva di Erikson, basata sull’importanza di un personale ritmo di evoluzione, vedevano più positivamente l’azione di isolarsi dagli altri ovvero come un processo di ricerca e conoscenza di sé.
L’esplorazione dei fattori psicologici, sociali e comportamentali alla base del ritiro sociale sembrerebbe fondamentale per una cura efficace della sindrome di Hikikomori.
Cosa fare in caso di dipendenza da internet e videogiochi soprattutto se accompagnata anche da isolamento sociale?
Come uscirne?
Esiste una terapia efficace per la sindrome da Hikikomori?
Sono stati sviluppati diversi interventi terapeutici per i giovani socialmente ritirati, principalmente in Giappone, ma la pratica clinica basata sulle evidenze scientifiche purtroppo è quasi inesistente (Li & Wong, 2015). La psicoterapia sembrerebbe essere il trattamento di scelta della dipendenza da internet e da videogiochi, anche se molti giovani hikikomori sono riluttanti a rivolgersi allo psicoterapeuta (Stip et al., 2016).
Chiedere aiuto ad uno specialista, invece, è fondamentale per iniziare un percorso di cura. Il parere di uno psichiatra psicoterapeuta, inoltre, permette di conoscere se sia utile o meno effettuare una terapia farmacologica.
Gli effetti dei videogiochi sul cervello sono facilmente intuibili e non sono sicuramente positivi. Pochi, però, conoscono i benefici sul sistema nervoso centrale di una cura adeguata per la sindrome di Hikikomori.
Un caso di hikikomori si è giovato di un intervento terapeutico basato sull’esercizio fisico, nello specifico sulla pratica di jogging. L’intervento è stato efficace mostrando anche un miglioramento dell’emodinamica cerebrale del paziente: un ragazzo giapponese di 20 anni, ricoverato in ospedale al fine di valutare e trattare un grave isolamento sociale. Anche se i sintomi depressivi e d’ansia erano stati trattati farmacologicamente in maniera efficace con sertralina, il ritiro sociale persisteva a causa della mancanza di fiducia in se stesso presentata dal paziente. Con il suo consenso la terapia farmacologica è stata implementata con un’attività fisica regolare (30 minuti di jogging tre volte alla settimana per tre mesi). Non modificando la terapia farmacologica il ritiro sociale del paziente è notevolmente migliorato. Utilizzando la spettroscopia infrarossa per valutare l’alterazione emodinamica del cervello del paziente sono emersi aumenti emodinamici significativi a livello dei lobi temporali dopo la terapia con jogging per tre mesi.
Per quanto concerne l’utilizzo della terapia basata sull’esercizio fisico nelle malattie mentali numerosi studi ne hanno riportato l’efficacia per il trattamento della Depressione Maggiore. Da questo caso clinico è emersa l’applicabilità di tale terapia anche per altri disturbi in quanto l’esercizio fisico può contribuire a rafforzare la fiducia in se stessi, la cosiddetta “resilienza“, modulando in maniera significativa la neurofisiologia delle reti neurali (Nishida et al., 2016).
Riferimenti bibliografici:
Furuhashi T et al (2012). [Pathology seen in French “Hikikomori”]. [Article in Japanese]. Seishin Shinkeigaku Zasshi. 114(10): 1173-9.
Li TM & Wong PW (2015).Youth social withdrawal behavior (hikikomori): A systematic review of qualitative and quantitative studies. Aust N Z J Psychiatry. 49(7): 595-609.
Rubinstein E (2016). Emplotting Hikikomori: Japanese Parents’ Narratives of Social Withdrawal. Cult Med Psychiatry. 40(4): 641-663.
Stip E et al (2016). Internet Addiction, Hikikomori Syndrome, and the Prodromal Phase of Psychosis. Front Psychiatry. 7:6. eCollection 2016.
Teo AR & Gaw AC (2010). Hikikomori, a Japanese culture-bound syndrome of social withdrawal?: A proposal for DSM-5. J Nerv Ment Dis. 198(6): 444-9.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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