Dismorfofobia: quale aiuto può offrire lo psichiatra psicoterapeuta?
Quando il tempo privato lo si trascorre davanti allo specchio, dal chirurgo o in palestra.
Cos’è la dismorfofobia
Il disturbo da dismorfismo corporeo (o dismorfofobia) è uno dei disturbi psichici più comuni dei pazienti che ricorrono ad interventi di chirurgia estetica.
Preoccupazioni eccessive per i difetti fisici
Si manifesta con preoccupazioni eccessive per uno o più difetti fisici, imperfezioni che gli altri non osservano o valutano in modo lieve. Generalmente gli individui che ne sono affetti mettono in atto comportamenti ripetitivi (come guardarsi spesso allo specchio o curare eccessivamete il proprio aspetto) o azioni mentali (confrontando continuamente il proprio aspetto con quello degli altri). Molti soggetti affetti da dismorfofobia si preoccupano della propria insufficiente massa muscolare trascorrendo intere giornate in sala pesi e assumendo terapie per favorire l’aumento della muscolatura corporea. L’attività ripetitiva e le preoccupazioni eccessive per il proprio corpo rendono il disturbo molto simile ad un disturbo ossessivo-compulsivo focalizzato, però, sulla propria immagine corporea tanto che il nuovo manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) lo ha inserito proprio tra i disturbi ossessivi.
Un recente studio è stato realizzato per stimare la prevalenza e la gravità dei sintomi della dismorfofobia nei pazienti in cerca di interventi di addominoplastica.
90 pazienti di entrambi i sessi sono stati divisi in due gruppi prima dell’intervento chirurgico. Si trattava di 51 pazienti con sintomi di disturbo da dismorfismo corporeo e 39 pazienti senza sintomi valutati in base alla valutazione clinica ed ai risultati al test Body Dysmorphic Disorder Examination (BDDE). I pazienti affetti dal disturbo psichico sono stati classificati in base alla presenza di sintomi lievi, moderati o gravi. Le preoccupazioni per la forma e per il peso corporeo sono state valutate utilizzando il Body Shape Questionnaire (BSQ).
La prevalenza dei sintomi di disturbo da dismorfismo corporeo è stata del 57%. C’erano associazioni significative tra i sintomi della dismorfofobia ed il grado di insoddisfazione corporea, il livello di preoccupazione per l’aspetto fisico, i comportamenti di evitamento. I sintomi lievi e moderati o gravi erano presenti rispettivamente nel 41% e nel 59% dei pazienti del gruppo affetto da disturbo da dismorfismo corporeo. Nella ricerca, inoltre, è stato valutato che più gravi erano i sintomi del disturbo più alto era il livello di preoccupazione per il peso o la forma corporea. I pazienti con una distorta percezione di sé, della forma del proprio corpo o una distorta percezione comparativa dell’immagine del proprio corpo avevano rispettivamente una probabilità 3,67 e 5,93 volte maggiore di mostrare sintomi più gravi di dismorfofobia rispetto alla popolazione con una percezione corporea nella norma.
I candidati per l’intervento di addominoplastica reclutati nella ricerca avevano, pertanto, un’alta prevalenza di sintomi di disturbo da dismorfismo corporeo e le preoccupazioni per il peso o la forma del corpo erano associati ad una maggiore gravità dei sintomi (De Brito et al., 2016)
Uno studio prospettico pubblicato su una rivista chirurgica ha valutato 116 donne in lista per un intervento di rinoplastica in un ospedale universitario tra il settembre 2009 e l’agosto 2010. Sono stati somministrati alle pazienti test specifici per effettuare diagnosi di dismorfofobia. Il campione finale era costituito da 31 pazienti di età compresa tra 32 e 42 anni affette da un disturbo da dismorfismo corporeo lieve o moderato che dovevano effettuare un intervento di rinoplastica. Le partecipanti allo studio sono state valutate prima dell’intervento ed un anno dopo l’intervento mediante il test BDDE. La maggior parte delle pazienti (22 su 31, il 71%) erano di origine africana. Le variabili socio-demografiche e l’entità delle deformità nasali non hanno avuto alcun effetto sulla gravità dei sintomi della dismorfofobia e sulla soddisfazione delle pazienti con esiti di chirurgia. Ad un anno dall’intervento c’è stata una diminuzione significativa dei punteggi al test BDDE e del tempo trascorso dalle pazienti a preoccuparsi per la forma del proprio corpo. 25 pazienti su 31 (l’81%) hanno manifestato una remissione completa dei sintomi di dismorfismo corporeo e 28 pazienti su 31 (il 90%) erano soddisfatte dei risultati della chirurgia. La rinoplastica, pertanto, sembrerebbe indicata per il trattamento dei pazienti di sesso femminile con un disturbo da dismorfismo corporeo lieve o moderato in quanto porterebbe, nella maggior parte dei casi, ad una scomparsa dei sintomi (Felix et al., 2014).
Numerose ricerche hanno valutato negli adolescenti la correlazione tra il disturbo da dismorfismo corporeo e livelli più elevati di depressione, ansia o aumentato rischio di suicidio.
I partecipanti ad una ricerca hanno completato test specifici per la valutazione di sintomi di dismorfofobia, rischio di suicidio, depressione, ansia, sintomi di disturbo da stress post-traumatico, sintomi dissociativi, preoccupazioni o disagio nella sfera sessuale. È stata valutata la prevalenza della dismorfofobia e dei disturbi alimentari determinando anche quali erano le preoccupazioni eccessive relative all’immagine del corpo.
Dai risultati il 6,7% (n=14) dei partecipanti ha soddisfatto i criteri del DSM-IV (il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quarta edizione) per diagnosi certa (n=10) o probabile (n=4) di disturbo da dismorfismo corporeo, il 3,8% del campione in esame (n=8) ha soddisfatto i criteri per un disturbo alimentare ed il 22,1% (n=46) dei soggetti ha avuto preoccupazioni clinicamente significative per la forma o per il peso corporeo che non raggiungevano i criteri del manuale per effettuare diagnosi di disturbo da dismorfismo corporeo o di disturbo alimentare.
I soggetti che presentavano un disturbo alimentare e/o una preoccupazione per l’immagine corporea avevano un punteggio significativamente più alto ai test per ansia e rischio di suicidio rispetto al gruppo di soggetti senza significativi problemi di immagine del corpo. I soggetti con dismorfofobia e disturbo alimentare presentavano livelli più elevati di depressione rispetto al gruppo non clinico. Solo i soggetti con preoccupazioni per l’immagine corporea presentavano punteggi più alti ai test che valutavano sintomi dissociativi, sintomi di disturbo da stress post-traumatico e preoccupazioni/disagio nella sfera sessuale (Dyl et al., 2006).
Nonostante la possibile gravità della dismorfofobia le ricerche sul trattamento di questo disturbo in adolescenza sono scarse. Uno studio è stato effettuato su 13 adolescenti (con età compresa tra i 15 ed i 23 anni) affetti da dismorfofobia. I pazienti avevano effettuato dalle 12 alle 22 sedute individuali di psicoterapia cognitivo-comportamentale settimanale. Tramite test specifici sono stati valutati i sintomi prima, dopo il trattamento e dopo 3 o 6 mesi di psicoterapia (al follow-up). Dopo il trattamento l’umore dei pazienti è decisamente migliorato. I punteggi alla Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale hanno indicato un miglioramento delle preoccupazioni per il proprio aspetto fisico fino al 68%. I risultati venivano mantenuti anche dopo 3 o 6 mesi dall’interruzione della psicoterapia.
Alti indici di soddisfazione dei pazienti indicherebbero la psicoterapia cognitivo-comportamentale come un’alternativa accettabile da parte dei pazienti rispetto all’intervento chirurgico (Greenberg et al., 2016).
Nei casi gravi può essere efficace anche associare una terapia farmacologica alle sedute di psicoterapia. I farmaci prescritti sono gli stessi indicati nel trattamento del disturbo ossessivo ovvero, come prima scelta, si utilizzano antidepressivi ed ansiolitici.
Riferimenti bibliografici:
Dyl J et al (2006).Body dysmorphic disorder and other clinically significant body image concerns in adolescent psychiatric inpatients: prevalence and clinical characteristics.Child Psychiatry Hum Dev. 36(4): 369-82.
Felix GA et al (2014). Patients with mild to moderate body dysmorphic disorder may benefit from rhinoplasty. J Plast Reconstr Aesthet Surg. 67(5): 646-54.
Greenberg JL et al (2016). Cognitive-Behavioral Therapy for Adolescent Body Dysmorphic Disorder: A Pilot Study.Behav Ther. 47(2): 213-24.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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