Disturbo ossessivo-compulsivo: efficacia della psicoterapia cognitiva
Il disturbo ossessivo-compulsivo è caratterizzato da pensieri, impulsi, immagini persistenti e ricorrenti accompagnati da comportamenti compulsivi che rappresentano dei fallimentari tentativi di soluzione dei sintomi ossessivi e che nel tempo vengono generalmente effettuati dal paziente in modo automatico.
Il paziente, infatti, decide generalmente di chiedere aiuto allo specialista quando si trova immerso nei rituali, perdendo una grande quantità di tempo a svolgerli e interrompendo conseguentemente importanti attività.
Alcuni studi metterebbero in relazione la persistenza di idee ossessive e di comportamenti compulsivi a fattori religiosi e culturali. La religiosità in realtà non predispone necessariamente all’insorgenza di tale disturbo ma spesso i pazienti affetti da questo disturbo presentano contenuti a carattere religioso (come ad esempio paura di bestemmiare in chiesa) e comportamenti compulsivi di tipo religioso (pregare, lavarsi per purificarsi, controllare di non aver compiuto azioni moralmente criticabili) (Agorastos et al., 2014).
Il disturbo ha un decorso cronico ma da studi prospettici recenti emerge un tasso di remissione alto e di lunga durata (55%), soprattutto in India e la presenza di fattori quali età d’esordio, durata della malattia, punteggio al test YBOCS e sesso maschile associati negativamente con la sua remissione clinica (Sharma et al., 2014).
La terapia cognitivo-comportamentale individuale, prevedendo l’utilizzo di specifici esercizi finalizzati alla riduzione dei comportamenti compulsivi e dei pensieri ossessivi permette al soggetto di ridurre la durata dei comportamenti compulsivi e di conseguenza la grande perdita di tempo che comporta generalmente l’interruzione delle abituali attività quotidiane.
Tra gli esercizi utilizzati quelli di esposizione e prevenzione della risposta (ERP) mostrerebbero una grande efficacia in quanto ridurrebbero anche le specifiche difficoltà che accompagnano il disturbo come i pensieri disfunzionali, l’aderenza al trattamento, aumentando la tolleranza all’ansia (McKay D et al., 2014). Gli esercizi possono essere effettuati in vivo (a casa o nei luoghi dove si manifestano i sintomi ossessivo-compulsivi) o attraverso l’immaginazione.
Anche la terapia cognitivo-comportamentale di gruppo mostrerebbe risultati soddisfacenti. In uno studio del 2014 sono stati reclutati 82 pazienti con diagnosi di disturbo ossessivo-compulsivo secondo il DSM-IV-TR. I pazienti sono stati valutati mediante test specifici (Y-BOCS, BDI e BAI). 37 pazienti hanno preso parte a sedute settimanali di psicoterapia cognitivo-comportamentale di gruppo di 90-120 minuti per 14 settimane. I 29 pazienti che hanno completato la terapia hanno mostrato una significativa riduzione dei punteggi testologici e tali risultati non dipendevano da differenze di età, genere, livello di scolarità o comorbilità mediche (Safak et al., 2014).
Riferimenti bibliografici:
Agorastos A et al (2014). Influence of religious aspects and personal beliefs on psychological behavior: focus on anxiety disorders. Psychol Res Behav Manag.10(7):93-101.
Safak Y et al(2014). The effectiveness of cognitive behavioral group psychotherapy for obsessive-compulsive disorder. Turk Psikiyatri Derg.25(4):225-33.
Sharma E et al (2014). Long-term outcome of obsessive-compulsive disorder in adults: a meta-analysis.J Clin Psychiatry.75(9):1019-27.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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