Disturbo paranoide di personalità: caratteristiche cliniche e cure
Gli individui affetti da disturbo di personalità paranoide sono generalmente diffidenti nei confronti degli altri. Questi ultimi vengono percepiti come soggetti che sfruttano, arrecano danni o ingannano l’individuo in questione, anche se non esiste alcuna prova a sostegno di questa aspettativa. Tali soggetti dubitano della lealtà ed affidabilità di amici, colleghi o consorti e non si confidano con gli altri per paura che le informazioni confidate possano essere utilizzate contro di loro in futuro. Generalmente percepiscono attacchi al proprio ruolo o significati minacciosi dietro osservazioni benevole altrui manifestando marcata irritabilità. Queste idee stabili, presenti dall’adolescenza o dalla prima età adulta, comportano spesso disagio nella sfera interpersonale (con conseguente isolamento sociale) e lavorativa. L’eccessiva sospettosità e ostilità può essere espressa o rimanere silente sotto forma di distacco affettivo. A volte questi individui vengono definiti “freddi” e privi di sentimenti di tenerezza. La loro sospettosità e ostilità può provocare una risposta oppositiva nelle altre persone che poi confermerebbe le aspettative iniziali.
La maggior parte dei soggetti con disturbo di personalità paranoide non cerca un trattamento fino a quando la patologia non inizia ad interferire significativamente con la propria vita.
Il modello biopsicosociale sembra essere alla base dell’insorgenza del disturbo in quanto fattori biologici, fattori genetici, fattori sociali (come una persona interagisce nel primo sviluppo con la famiglia e con gli altri bambini) e fattori psicologici contribuiscono tutti in maniera rilevante al rischio di sviluppare la patologia. Il disturbo, perciò, ha un’origine complessa dovuta all’interazione di più fattori e non è ereditario.
Un recente studio del 2014 effettuato su gemelli giovani adulti, però, ha evidenziato la presenza di fattori di rischio genetici condivisi con altri disturbi di personalità (come il disturbo schizotipico) mentre ha considerato i fattori ambientali meno rilevanti (Kendler et al., 2014). Tassi differenti di sintomi paranoidei sono stati riscontrati tra bianchi e neri. E’ stata perciò valutata l’ipotesi di una diversa predisposizione razziale (Raza et al., 2014).
Il trattamento, per chi lo accetta, consiste in una psicoterapia a lungo termine accompagnata da un trattamento farmacologico mirato alla risoluzione di sintomi che possono essere associati al disturbo di personalità come insonnia, irritabilità, sintomi psicotici, sintomi ansioso-depressivi. I pazienti con depressione associata al disturbo di personalità paranoide presenterebbero un funzionamento socio-lavorativo inferiore e più bassi tassi di recupero (Renner et al., 2014).
Secondo il modello cognitivo standard il meccanismo comune alla base del disturbo sembrerebbe essere la presenza di pensieri distorti o disfunzionali che influenzerebbero l’umore ed i comportamenti. Lo scopo di un recente studio è stato quello di valutare la presenza nei pazienti depressi di credenze rigide (di personalità) maggiori rispetto ai controlli sani.
Dai risultati, nel confronto tra il gruppo di depressi ed il gruppo di sani, si sono rilevati nel primo gruppo punteggi più alti alle scale di valutazione dei tratti di personalità (dipendente, passivo-aggressivo, ossessivo-compulsivo, antisociale, istrionico, paranoide, borderline ed evitante).
Questi risultati suggeriscono che le credenze disfunzionali dei disturbi di personalità, come il disturbo paranoide, sono più comuni nei pazienti depressi e che l’individuazione di queste credenze potrebbe essere utile nel predire la prognosi della malattia e la determinazione di specifiche aree di intervento (Yucens et al., 2014).
Riferimenti bibliografici:
Kendler KS et al (2014). A longitudinal twin study of cluster A personality disorders. Psychol Med. 14:1-8 [Epub ahead of print].
Renner F et al (2014). The impact of comorbid depression on recovery from personality disorders and improvements in psychosocial functioning: Results from a randomized controlled trial. Behav Res Ther 63:55-62.
Yucens et al (2014). Comparison of personality beliefs between depressed patients and healthy controls. Compr Psychiatry. 55 (8): 1900-5.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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