Mobbing sul lavoro: ecco cosa fare in caso di ansia, insonnia e/o depressione - Psichiatra psicoterapeuta Roma

Mobbing sul lavoro: ecco cosa fare in caso di ansia, insonnia e/o depressione

Cos’è il mobbing sul lavoro

Il mobbing è un fenomeno che si manifesta attraverso episodi di violenza fisica, morale e/o psicologica subiti in ambito lavorativo.

Le molestie sul posto di lavoro sono oggi oggetto di numerosi studi, per lo più di tipo epidemiologico. Sono ancora da definire le possibili cause, i fattori di rischio, le caratteristiche costitutive e le conseguenze di tale fenomeno (Tomei et al., 2007).

Esistono varie tipologie di mobbing le quali fanno riferimento alla posizione gerarchica dei lavoratori.
Per mobbing dall’alto, talvolta anche chiamato bossing, si intende “una forma di terrorismo psicologico programmato dall’azienda stessa o dai vertici dirigenziali ai danni di dipendenti divenuti in qualche modo scomodi” al fine di poterli licenziare (Ege, 1997). Il mobbing dal basso (anche detto verticale ascendente) vede protagonisti il sottoposto o i subordinati contro il collega gerarchicamente superiore. Il mobbing orizzontale, invece, viene esercitato da uno o più colleghi nei confronti di un singolo collega di lavoro al fine di isolarlo dal resto del gruppo.

Il punto di vista psicologico

Dal punto di vista psicologico vengono individuati vari fattori scatenanti: conflitti interpersonali, comportamenti di predazione, motivazioni economiche aziendali, doppio mobbing (ovvero la perdita del sostegno familiare che si aggiunge alle molestie subite sul luogo di lavoro). Il mobbing, inoltre, può essere individuale o di gruppo (Benedetti, 2013).

Una revisione sistematica degli studi esistenti in letteratura dimostrerebbe che solo una piccola percentuale delle ricerche condotte sul tema è rappresentata da studi che hanno raccolto informazioni originali sul tema. Dai risultati della ricerca nei lavoratori sottoposti a mobbing emergerebbero disturbi psicosomatici, fattori di stress, insonnia ed ansia più elevati rispetto agli altri tipi di lavoratori e la percezione dell’ambiente sarebbe più negativa nelle vittime di mobbing rispetto ad i lavoratori che non presentano tali sintomi (Tomei et al., 2007).

Quando un lavoratore viene sottoposto a mobbing sperimenta una perdita della reputazione, del senso di identità e del lavoro mettendo a rischio il ruolo professionale, la carriera ed a volte anche la base economica familiare.

La prima fase del fenomeno lavorativo consiste nella negazione di sintomi psicologici attraverso il distacco emotivo. Seguono la manifestazione intensa di rabbia, le minacce di vendetta, la richiesta di giustizia tramite il coinvolgimento di un legale, la contrattazione lavorativa ed infine la comparsa di sintomi depressivi (Harper, 2013). I soggetti che subiscono mobbing, infatti, pur di mantenere il lavoro, possono essere costretti a dover trascorrere tutte le ore di lavoro senza fare nulla, restando completamente isolati.

Il mobbing e la sindrome di burnout

In ambito lavorativo il mobbing si può associare o meno alla sindrome da burnout (termine derivante dall’inglese con il significato di “bruciato, esaurito”). Lo scopo di uno studio è stato quello di determinare la relazione tra il livello di burnout e l’esposizione al mobbing esercitato da parte di dirigenti (in campo medico, infermieristico ed amministrativo).
Sono state somministrate le seguenti scale: la Leymann Inventory of Psychological Terrorization, per misurare il livello di esposizione al mobbing e la Maslach Burnout Inventory, per misurare il livello di “esaurimento” dei dirigenti ospedalieri. E’ stata poi valutata la relazione tra il livello di burnout e l’esposizione al mobbing. La popolazione di questo studio comprendeva 454 dirigenti degli ospedali dell’area metropolitana di Ankara valutati tra settembre 2010 e maggio 2011. Il 54% dei dirigenti (244) ha completato i questionari. Nei soggetti valutati il mobbing aumenterebbe nei lavoratori il livello di distacco emotivo e di depersonalizzazione. Sembrerebbe esserci, invece, una relazione negativa tra il mobbing e la realizzazione personale.
L’esposizione a mobbing e sindrome da burnout potrebbe, quindi, rappresentare un problema serio per gli infermieri, i medici e gli impiegati dell’amministrazione ospedaliera. I lavoratori sottoposti a mobbing e burnout, inoltre, sarebbero più propensi a fornire servizi non ottimali che potrebbero potenzialmente portare a conseguenze negative per la salute dei pazienti (Karsavuran & Kaya, 2015).

Lo scopo di un altro studio è stato quello di determinare la frequenza ed i fattori di rischio per gli episodi di violenza fisica, violenza verbale e mobbing vissuti da parte del personale infermieristico all’interno di un ospedale universitario in Turchia.
È stato somministrato agli infermieri un questionario raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro per determinare l’entità della violenza subita negli ultimi 12 mesi.
La prevalenza degli episodi di violenza fisica, violenza verbale e mobbing è stata rispettivamente del 13,9%, 41,8% e 17,1%. Un carico lavorativo superiore alle 40 ore a settimana aumentava il rischio degli episodi di violenza fisica di 1,86 volte. La maggior parte degli infermieri che hanno sperimentato violenza verbale e mobbing erano significativamente più disposti a cambiare il loro lavoro e la loro professione. La prevalenza degli episodi di violenza fisica, violenza verbale e mobbing, quindi, sembrerebbe alta tra gli infermieri e gli incidenti sul lavoro sarebbero sottostimati. I lunghi orari di lavoro sarebbero, inoltre, un importante fattore di rischio (Aksakal et al., 2015).

Concludendo sembrerebbe importante prevenire e, quando non possibile, trattare il disagio psicologico lavorativo al fine di migliorare la qualità della vita dei soggetti sottoposti a mobbing.

Il lavoro, infatti, rappresenta una parte essenziale della vita quotidiana dell’individuo. Sulla realizzazione professionale generalmente il soggetto costruisce la propria identità ed i propri programmi per il futuro. Si parla di lavoro anche nella vita quotidiana ed in caso di problematiche lavorative si affronta l’argomento anche più spesso del solito gravando sulla serenità del resto della famiglia. In caso di disagio psichico, pertanto, è meglio affidarsi a specialisti psichiatri e/o psicoterapeuti per trattare efficacemente la sintomatologia ripristinando, quanto prima, un normale funzionamento socio-lavorativo quotidiano.

Riferimenti bibliografici:

Aksakal FN et al (2015).Workplace physical violence, verbal violence, and mobbing experienced by nurses at a university hospital. Turk J Med Sci. 45(6): 1360-8.

Benedetti M (2013). il Mobbing: tipologie del mobbing. Psicologia del Lavoro.

Ege H (1997). Il Mobbing in Italia: introduzione al mobbing culturale. Pitagora Editrice Bologna.

Harper J (2013). Surviving Workplace Mobbing: Identify the Stages. Psychology Today.

Karsavuran S & Kaya S (2015). The relationship between burnout and mobbing among hospital managers. Nurs Ethics. [Epub ahead of print].

Tomei G et al (2007). [Evidence based medicine and mobbing]. G Ital Med Lav Ergon. 29(2): 149-57.

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Dott.ssa Tiziana Corteccioni

Psichiatra psicoterapeuta Roma Tiziana Corteccioni

Psichiatra e Psicoterapeuta.
Riceve a Roma e a Perugia.

La Dott.ssa Tiziana Corteccioni è un Medico Chirurgo, Specialista in Psichiatria, Psicoterapeuta ad orientamento clinico cognitivo comportamentale. Collabora con l'Associazione di Clinica Cognitiva, sede di Roma.

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