Uso di sostanze stupefacenti e patologie psichiatriche
L’uso di sostanze stupefacenti è considerato uno dei problemi di salute più diffusi, pericolosi e costosi al mondo. La ricerca ha dimostrato che la prevalenza di disturbi psichiatrici tra i soggetti che fanno uso di sostanze stupefacenti è molto più elevata rispetto a coloro che non ne fanno uso. La presenza di una comorbilità tra patologia psichiatrica e uso di sostanze porta spesso a disabilità ed a costi sociali elevatissimi. Sono pochi gli studi in letteratura sulla dipendenza da sostanze ed il suo impatto sulle risorse e sulle spese sanitarie. L’attenzione si è concentrata, invece, prevalentemente sull’uso cronico di droghe da parte di adulti ed adolescenti (Olsson et al., 2015).
Alcuni studi hanno esaminato l’impatto delle modifiche apportate dal DSM-5 (il nuovo manuale diagnostico statistico delle malattie mentali) sulla prevalenza stimata dei disturbi da uso di sostanze stupefacenti. A differenza della precedente edizione del manuale, infatti, sono stati eliminati i criteri per abuso o dipendenza da droghe ed introdotti quelli per intossicazione, astinenza, disturbi indotti da sostanze stupefacenti. In uno studio è stata valutata l’affidabilità di quattro disturbi indotti da sostanze DSM-5 in un campione in cui era stata precedentemente valutata l’affidabilità delle diagnosi DSM-IV, permettendo un confronto tra i due sistemi diagnostici. Sono stati valutati 173 soggetti da parte di due diversi intervistatori per un periodo di 2 settimane mediante l’intervista semi-strutturata per tossicodipendenza ed alcolismo SSADDA. L’affidabilità è risultata da buona ad eccellente per i quattro disturbi esaminati (disturbi indotti da alcol, oppiacei, cocaina e cannabis). Tale affidabilità è apparsa inferiore per i disturbi di lieve entità rispetto a quelli moderati o gravi. Le diagnosi DSM-5 hanno mostrato maggiore affidabilità rispetto alle diagnosi DSM-IV di abuso, dipendenza o solo di dipendenza. La presenza di disturbi concomitanti (ansia o depressione) e la loro durata hanno esercitato un modesto effetto sull’affidabilità delle diagnosi DSM-5 (Denis et al., 2015).
Un altro studio ha valutato, invece, la relazione tra consumo di cocaina, qualità della vita e funzionamento sociale nei giovani adulti. Si tratta di uno studio trasversale di popolazione che coinvolge 1560 partecipanti in Brasile. E’ stato comparato l’uso e l’abuso di cocaina con quello di altre sostanze stupefacenti come alcol e hashish. Le aree valutate sono state la qualità della vita, la religiosità ed il funzionamento sociale in termini di istruzione, condizione occupazionale, struttura della famiglia e storia di cure mediche. Dai risultati è emerso che l’uso ricorrente di cocaina durante la vita sembrerebbe associato ad una scarsa qualità della vita, peggior funzionamento, rendimento scolastico insufficiente e minore coinvolgimento religioso. Una maggiore presenza materna ed un’assenza paterna sembrerebbe essere più frequente nei consumatori di cocaina più propensi a cercare un trattamento psicologico e psichiatrico rispetto alla popolazione generale. Dai risultati dello studio emergerebbe quindi che la qualità della vita viene generalmente compromessa dall’uso di cocaina, soprattutto in termini di problemi di salute generale e fisica. Anche il funzionamento sociale differisce tra la popolazione generale e chi fa uso di cocaina, i quali mostrerebbero un più basso livello di istruzione e di coinvolgimento religioso. I consumatori di cocaina avrebbero anche una notevole compromissione sociale con necessità di maggiori interventi di gestione familiare, una maggiore attenzione alla salute generale, alla qualità della vita ed al funzionamento in modo tale da permettere il recupero di questo gruppo di soggetti (Narvaez et al., 2015).
Il consumo di cocaina durante la vita sembrerebbe associato alla presenza di disturbi psichiatrici come il disturbo post-traumatico da stress, la Depressione Maggiore, il disturbo distimico, il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo di panico con agorafobia, la fobia sociale e l’elevato rischio di suicidio. Lo stesso vale per altre dipendenze da sostanze stupefacenti come tabacco, alcol, cannabis, anfetamine, inalanti, sedativi, allucinogeni ed oppioidi. Questo dato è risultato da studi effettuati su giovani brasiliani. Uno studio di popolazione trasversale ha coinvolto 1560 partecipanti tra i 18 ed i 24 anni. A tali soggetti sono stati somministrati test specifici: ASSIST, Neuropsychiatric Interview e SRQ. Dai risultati la dipendenza da cocaina del campione esaminato è stata pari al 2,5%. Il suo uso è stato associato ad una prevalenza di disturbo post-traumatico da stress, disturbo di personalità antisociale e rischio di suicidio maggiore rispetto alla popolazione generale. Da tali soggetti è stato riferito anche un pregresso o concomitante uso di altre sostanze stupefacenti come tabacco, alcol, cannabis, cocaina, anfetamine. I giovani con storia di uso di cocaina mostravano quindi una più alta prevalenza di patologie psichiatriche ed un concomitante uso di altre sostanze stupefacenti (Narvaez et al (2014).
Uno studio ha descritto per un periodo a lungo termine (24-32 anni) l’utilizzo dei servizi sanitari da parte di soggetti con dipendenza da sostanze stupefacenti inviati a servizi di cura obbligatoria tra il 1997 ed il 2000. Tale studio è stato considerato il primo che ha valutato i costi sanitari per le donne in trattamento sanitario obbligatorio in Svezia. Sono state valutate 227 donne inviate a cura obbligatoria per ricorrenti episodi di abuso di sostanze. Dopo la valutazione clinica è stato constatato che la maggior parte di queste donne aveva avuto un disturbo psichiatrico in comorbilità (soprattutto disturbi di personalità). Le donne reclutate nello studio sono state ricoverate in ospedale con una frequenza 5-6 volte superiore a quella della popolazione in generale ed avevano un periodo di degenza dalle 6 alle 8 volte superiore a quello della popolazione generale. Il totale dei costi sanitari per ogni persona durante il periodo di studio era in media di 173 mila dollari e derivava dall’associazione tra visite psichiatriche di reparto (71% dei soggetti), trattamento ospedaliero (98,5% dei soggetti), disintossicazione e riabilitazione a breve termine (Olsson et al., 2015).
Si può concludere affermando che l’uso di sostanze stupefacenti rappresenta un serio problema sociale che rischia di diventare invalidante se non si chiede aiuto ad uno specialista per interromperne l’uso e trattare adeguatamente le patologie psichiatriche associate.
Riferimenti bibliografici:
Denis CM et al (2015). Inter-observer reliability of DSM-5 substance use disorders. Drug Alcohol Depend. [Epub ahead of print].
Narvaez JC et al (2014). Psychiatric and substance-use comorbidities associated with lifetime crack cocaine use in young adults in the general population. Compr Psychiatry. 55(6): 1369-76.
Narvaez JC et al (2015). Quality of life, social functioning, family structure, and treatment history associated with crack cocaine use in youth from the general population. Rev Bras Psiquiatr. 12:0. [Epub ahead of print].
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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